Oggi la corsa rosa è passata per Filottrano, la città dove è nato e, purtroppo, morto prematuramente Michele Scarponi. Questa giornata in rosa è stata un’occasione preziosa per promuovere la Fondazione nata lo scorso 8 maggio che porta il suo nome e si batte per la sicurezza stradale. All’asilo, frequentato dai gemelli Giacomo e Tommaso Scarponi, si è tenuta la seconda di due lezioni tenute da Marina Romoli e Francesco Lasca, entrambi ex ciclisti e amici cari di Michele, che hanno spiegato le regole base del vivere la strada ai piccoli di una città coinvolta e sconvolta dall’incidente del 22 aprile 2017.
«Oggi come venerdì scorso è stato un giorno speciale, fatto di tante cose, straordinariamente positive. Grazie alla collaborazione con la maestra Sabrina Carletti della scuola dell’infanzia “Il Grillo Parlante” di Filottrano, ho fatto conoscere a tanti bimbi la mia storia e quello che faccio con la Marina Romoli Onlus, i segnali stradali, le regole e le insidie della strada. Con Francesco abbiamo potuto svolgere delle prove pratiche tra semafori giocattolo e passaggi pedonali pitturati per terra, con il supporto delle forze dell’ordine. Devo ringraziare questi bambini per il loro affetto ed entusiasmo. Loro sono il futuro e noi tutti ci dobbiamo impegnare per trasmettere loro i messaggi giusti come quello della #sicurezzastradale, perché la vita è più importante di ogni altra cosa!» ha raccontato Marina, che uscita da scuola ha lanciato insieme ai bimbi e ai loro genitori 500 palloncini azzurri e gialli al cielo. A ognuno era legato un disegno realizzato dai piccoli studenti legato a quanto imparato.
Dal palco del processo alla tappa Marco Scarponi, fratello di Michele, che con la sorella Silvia e i genitori Flavia e Giacomo è stato artefice della Fondazione Michele Scarponi ha detto: «Vogliamo portare un messaggio di legalità e uguaglianza. Le cifre parlano chiaro, ci sono 9 vittime al giorno e migliaia di feriti, tra cui tanti gravi, e altrettante famiglie devastate e lasciate sole. La storia di Michele è stata bellissima, è stata una storia d’amore per il ciclismo e non solo che ci deve aiutare a portare una nuova cultura. Girando l’Italia ho capito che la sicurezza stradale è un tema sottovalutato, i morti sulle strade sono morti di serie B, li mettiamo in conto, come se in nome di una mobilità sempre più veloce sia giusto o normale che la gente muoia pedalando, camminando, guidando. Con questa Fondazione vogliamo incanalare il nostro dolore in qualcosa di positivo, portando avanti i valori che incarnava Michele: l’amore per la famiglia, l’unità, l’amicizia, l’allegria e la determinazione. Michele è un dono, che vogliamo continui a dare i suoi frutti in questa battaglia di civiltà. La vita è sacra, anche sulla strada».
Come recita il motto della MRO, insieme WE CAN DO IT!



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