Associazione

La Storia

C’era la luce. C’era la strada. C’era la bici.
C’era Matteo a riempire il cuore e rendere dolce la pedalata.

C’era un bel po’ del mondo di Marina quella mattina su quella statale.
C’era un allenamento da compiere per far bene in corsa.
Perché correre in bici è come correre dietro a un sogno.
Vincere, diventare una campionessa.
Cullava quel sogno da sempre e a 21 anni aveva tutto per continuare a inseguirlo.
Aveva tutto e poteva tutto.
Finché non è arrivata quell’auto e la sua manovra assassina.
Lo schianto.
Il buio.

Dal tutto al niente, in pochi secondi.
Marina Romoli si risveglia in un ospedale con il viso massacrato e una paralisi agli arti inferiori.
É sopravvissuta all’incidente, ma la diagnosi medica è impietosa, impossibile da accettare… Come fa una ragazza di 21 anni ad affrontare tutto questo? A convivere con il calvario? Come fa una giovane temprata dallo sport più faticoso che esista a sopportare di stare seduta su una sedia a rotelle?
Fa come Marina Romoli.

L’angoscia e la rabbia restano, ma si anestetizzano.
Il futuro non si vede, ma lo si immagina.
Marina giorno dopo giorno rimette in moto se stessa.
E si inventa una nuova vita. Che non è più quella di prima.

Forse non potrà neanche più esserlo.
Ma è comunque una vita che merita di essere vissuta e nella quale i principi per ottenere il risultato restano quelli di un tempo.
Sacrifici e fatica. Per arrivare. Per tagliare il traguardo.
Traguardo che non è più la striscia bianca che attraversa la strada, ma diventa tornare a camminare.
Un obiettivo da conquistare, da espugnare, ora dopo ora, giorno dopo giorno.
“Di notte sogno un traguardo, di giorno faccio di tutto per raggiungerlo”, confessa Marina con quell’innocenza che mai niente e nessuno riuscirà a toglierle dal viso.
Manca la bici, certo, manca eccome, ma la corsa è la corsa.

Non si molla.
Non si fiata.
Non ci si arrende.
E la corsa di Marina diventa una quotidiana conquista.
Dove c’è l’esercizio doloroso da completare al meglio, c’è il passo in più, c’è il movimento inaspettato che apre il cuore e la mente.
La chiamiamo riabilitazione, in realtà è un lento, progressivo tornare alla vita.
E con la vita si recupera anche la voglia di pensare, di creare, di fantasticare, di inventare, di fare programmi.
Soprattutto, di combattere.
Marina capisce che nella sua seconda vita può fare qualcosa di importante.
Può trasmettere qualcosa di unico.
La sua disavventura, la sua esperienza può trasformarsi in qualcosa dal quale ripartire per dare una speranza.
Quella speranza che oggi si chiama “Associazione Marina Romoli”.
É una ONLUS nata da Marina con Marina.
“Io so che prima o poi tornerò a camminare – afferma decisa Marina – E desidero che tutti quelli che hanno vissuto drammi come il mio la pensino così.

Ce la farò, ce la faremo.
La medicina, al riguardo, corre per noi.
Ogni giorno fa una scoperta, fa un passo avanti nell’individuare soluzioni.
Ma per progredire sempre di più la medicina ha bisogno della ricerca.
La ricerca può ridarci quello che il destino ci ha tolto”.

L’associazione Marina Romoli intende andare proprio in questa direzione.
Dal 2010 nello specifico aiuta giovani atleti che siano stati vittime di incidenti stradali o gravi infortuni intervenuti durante lo svolgimento dell’attività sportiva.
Per dare loro due generi di aiuto: uno immediato e tangibile, l’altro in proiezione.
Il primo è economico e serve per affrontare le cure e la riabilitazione che costano, costano tanto.
Il secondo è per sostenere la ricerca indirizzata all’individuazione di terapie in grado di curare
le lesioni al midollo spinale.

Marina ci crede. Noi tutti ci crediamo. E tu?

Le Persone

Marina Romoli

Presidente

Loredana Longo

Vicepresidente

Giulia De Maio

Tesoriere e segretaria

Giulia De Maio

Tesoriere e segretaria

Paolo Romoli

Interprete e Fratello di Marina